Dopo l’aumento del costo del denaro – 25 punti base – deciso lo scorso dicembre per la prima volta da un anno, la Bank of Korea ha deciso di lasciarli invariati nel meeting di gennaio.
La decisione della Bank of Korea
Non ci sono state sorprese quindi a Seoul, visto che i mercati avevano ampiamente previsto questa mossa dell’istituto centrale sudcoreano. I tassi d’interesse rimangono quindi all’1,75%, anche perché la Bank of Korea ha ammonito riguardo i rischi economici all’orizzonte. L’istituto coreano infatti ha ridotto le previsioni di crescita per il 2019 portandole al minimo di 7 anni. La crescita dovrebbe infatti essere al 2,6 quest’anno, leggermente inferiore quindi alla precedente proiezione del 2,7%.
Il motivo di questa frenata è individuato nel rallentamento della crescita globale (in special modo quella dell’economia cinese) e nella guerra tariffaria USA-Cina, che minaccia di frenare le esportazioni della Corea del Sud (le spedizioni in Cina sono diminuite del 14% su base annua, il calo più rapido in oltre due anni). Ricordiamo che la Corea del Sud è fortemente interessata dal commercio globale, specie per la domanda di semiconduttori, chip di memoria, prodotti petrolchimici e automobilistici. Il mercato del lavoro è anche il più debole negli anni, con la disoccupazione al picco di 17 anni.
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Inflazione e valuta
La Bank of Korea ha anche ridimensionato le sue previsioni dell’inflazione complessiva quest’anno all’1,4 percento, in calo rispetto all’1,7 percento stimato in ottobre. Il Governatore Lee Ju-yeol ha sottolineato che è improbabile che possa esserci una ripresa significativa dell’economia, e quindi è troppo presto per discutere dei tagli dei tassi di interesse. Difficilmente quindi ci saranno ritocchi alla politica monetaria quest’anno, a meno che non ci siano shock esterni.
Dopo questa decisione – lo ribadiamo attesa – il won e l’azionario sudcoreano hanno reagito poco (occhio però alla formazione di triplo massimo e triplo minimo trading). La coppia USD-KRW premia il dollaro e sale a 1131.7 (+0,4%), riavvicinandosi al limite superiore del range 1100-1140 nel quale si trova da giugno scorso.