Nonostante il conflitto tra Russia e Ucraina, nel meeting di mercoledì la Federal Reserve è intervenuta per la prima volta dopo tre anni sul costo del denaro.
La banca ha alzato la fascia target per il tasso dei fondi federali passa allo 0,25-0,50% dal precedente 0-0,25%.
Le prospettive future del costo del denaro
Inoltre la FED ha annunciato altri sei rialzi equivalenti, uno ad ogni riunione del Fomc per il resto di quest’anno. In pratica la banca centrale Usa prevede di riportare il costo del denaro al 2% entro la fine dell’anno, allo stesso livello di due anni fa, prima della pandemia.
Necessario combattere l’inflazione
Molti osservatori avevano ipotizzato una banca centrale statunitense più cauta, alla luce della guerra in Ucraina e del possibile effetto delle sanzioni occidentali a Mosca. Del resto lo stesso Fomc dice che la guerra «sta causando enormi difficoltà umane ed economiche».
Invece le decisioni sui futuri rialzi invece mostrano una Fed abbastanza ‘falco’, aggressivamente decisa a procedere in base alla tabella di marcia già delineata per combattere un’inflazione che continua a salire, dopo aver toccato a febbraio il top da 40 anni.
La reazione del mercato
Dopo la mossa della FED sul costo del denaro, i mercati corrono ma restano anche molto volatili. A spingerli verso l’alto ci sono anche i progressi nei colloqui di pace tra Russia e Ucraina e la schiarita sui lockdown in Cina.
A Wall Street lo S&P 500 ha chiuso a +2,2% e il Nasdaq a +3,7% (qui invece trovate il DAX analisi tecnica previsioni). Il rendimento del Treasury a 10 anni si assesta al 2,14% dopo aver toccato il top da tre anni al 2,185%, sulla scia della Fed. Il tasso del biennale impenna all’1,926% e la curva dei rendimenti si appiattisce.
E’ evidente quindi che i mercati non sono spaventati dalla stretta (ne’ da quelle in arrivo da altre banche centrali), perché avevano già prezzato queste mosse. Lo dimostra l’andamento del dollaro e del suo indicatore Supertrend strategy. Il biglietto verde è sceso dello 0,6% dopo il rialzo dei tassi, nonostante avesse guadagnato il 3% dall’inizio della guerra Russia-Ucraina e il 10% dallo scorso maggio.