La settimana che è appena cominciata prevede in calendario soprattutto un appuntamento chiave per l’economia e finanza, quello con la FED. Mercoledì infatti l’istituto centrale americano si riunirà per decidere le prossime mosse di politica monetaria. Nessuno si aspetta un ritocco dei tassi di interesse, che invece dovrebbe esserci a dicembre. La Federal Reserve però darà qualche spunto di riflessione importante circa le condizioni economiche statunitensi e il bilancio in fase di riduzione.
USA, GB e Giappone sotto i riflettori dell’economia
Sempre dagli USA arriveranno anche gli importanti report sul lavoro. Infatti usciranno i dati sui Non Farm Payrolls, che forniranno nuovi spunti direzionali al cambio euro dollaro. Il biglietto verde in questi ultimi giorni ha spinto forte, è evidente a prescindere che usiamo grafico a linea, bar chart, candlestick. Occhio che nei prossimi giorni si dovrebbe anche conoscere il nome del futuro presidente della più importante banca centrale mondiale. Jerome Powell e John Taylor sono i due favoriti per prendere il posto di Janet Yellen, il cui mandato scadrà a febbraio.
Ma nella settimana dal 30 ottobre al 3 novembre il Calendario Economico prevede altri importanti appuntamenti. Ci sono infatti anche la riunione della Bank of Japan (domani) e della Bank of England (giovedì). Se nel primo caso non sono attese novità, per la BoE il discorso è diverso. Gli analisti sono ancora poco concordi, ma c’è qualcuno crede che questa sarà l’occasione buona per rialzare i tassi di interesse. Chi sta seguendo la Donchian channel strategia è già pronto a cavalcare un trend ascendente della valuta britannica.
Per non parlare poi degli innumerevoli dati sulle economie dell’Eurozona. Verranno diffusi domani il Pil del terzo trimestre, la disoccupazione e l’inflazione di ottobre, rilevazioni essenziali per capire il quadro economico. In seguito verranno resi noti anche le letture preliminari dell’indice Pmi manifatturiero e servizi dei singoli stati membri, ma anche dell’Eurozona nel suo complesso. Tutto questo senza trascurare la questione della Catalogna, che potrebbe incidere in modo forte sugli equilibri della UE.