Dopo una spinta forte verso il rialzo, il cambio tra euro e dollaro comincia la settimana con un lieve calo. Cosa fisiologica, che non sposta di una virgola i rapporti di forza tra le due valute, che al momento premiano l’euro. La divisa della UE ha toccato i massimi da oltre un anno sul finire della settimana scorsa, e qualcuno vede possibile l’assalto a quota 1,15. Occhio però ai dati sull’economia USA in arrivo.
Settimana scorsa i diversi interventi del governatore della BCE, Mario Draghi, hanno determinato la grossa spinta alla valuta comunitaria. Draghi infatti ha alimentato (oltre le sue intenzioni) le aspettative per l’inizio di un processo di tapering per l’economia della zona euro.
Occhi puntati sull’economia USA
Questa settimana l’attenzione degli investitori si sposta sul fronte americano. Sono infatti attesi diversi appuntamenti macro relativi all’economia USA di una certa importanza. Ad esempio ci saranno i verbali del FOMC – ovvero l’organismo di politica monetaria della Fed – ed anche il rapporto sui Non Farm Payroll. Sarà quindi una settimana fondamentale per capire se la Fed potrà procedere al rialzo dei tassi. E chiaramente che direzione potrà avere il cross euro-dollaro. altrove invece abbiamo visto le previsioni cambio euro sterlina eurgbp 2017.
Al momento il quadro tecnico dell’EUR/USD rimane comunque decisamente rivolto verso il rialzo. Sarà così almeno fin quando i prezzi si manterranno oltre quota 1,13$. Nel corso di questa settimana, però la spinta rialzista potrebbe frenare, proprio per l’attesa dei verbali dell’ultimo vertice del FOMC e i dati sui Non Farm Payroll. Occhi sempre a come si svilupperanno gli angoli di Gann teoria Forex.
Ma cosa si aspetta il mercato? Sicuramente dei miglioramenti nei dati economici provenienti dall’economia USA. L’ultimo rialzo dei tassi da parte della FED è stato attuato senza che le condizioni sottostanti lo richiedessero. Se ci fosse un ulteriore segnale di debolezza, allora questo non potrà essere di nuovo ignorato dalla Fed. Tradotto: niente aumento dei tassi nel breve periodo, con la conseguenza che il dollaro tornerebbe sotto pressione.