Si sono vissuti attimi di panico ieri, nel mercato dell’oro. A causa di un ordine di vendita di proporzioni enormi, le quotazioni sono improvvisamente affondate passando da 1.255 a 1.236 dollari l’oncia. Ovvero il minimo dal 17 maggio. Viste le dimensioni dell’operazione, la spiegazione è parsa subito chiara agli operatori: c’è stato un “fat finger”, ovvero qualcuno ha inserito un ordine di vendita sbagliando a impostarlo. Del resto parliamo di una immissione sul mercato di 1,8 milioni di once di metallo, paragonabile all’intero stock di riserve auree della Grecia.
Errore umano oppure speculazione sul mercato dell’oro
A sostegno dell’ipotesi del “fat finger” c’è pure la constatazione dei dati numerici. Si volevano vendere 18.149 once di metallo, ma invece di impostare così l’ordine, sono stati venduti 18.149 lotti da 100 once ciascuno. Quindi cento volte tanto. Un dramma per quei piccoli trader che sfruttando le migliori piattaforme opzioni binarie, avevano deciso di andare call sull’oro in quei minuti.
L’episodio comunque ha fatto sorgere delle perplessità. Infatti di solito dopo un flash crash c’è una immediata ripresa del prezzo, che in breve ritorna ai valori originari. In questo caso invece il recupero è stato solo parziale. Le quotazioni infatti non sono più risalite sopra 1.250 dollari l’oncia, ma hanno continuato a viaggiare intorno al livello di 1.240. Sembra da escludere peraltro che ciò sia dovuto a “fatti di mercato”, visto che ieri non è accaduto nulla di così interessante da giustificare un calo simile. Va però aggiunto che la ripresa progressiva c’è stata e si è completata oggi. Tuttavia le perplessità restano.
Tralasciando il discorso sul flash crash, possiamo comunque dire che per il mercato dell’oro comunque si manifesta una tendenza al ribasso. Questa viene resa ancora più solida dal fatto che c’è più fiducia attorno al dollaro (per l’andamento del biglietto verde si può utilizzare un qualunque migliore broker forex autorizzati Consob). La Federal Reserve infatti sembra decisa a proseguire la stretta monetaria. A dicembre scorso erano stati ipotizzati quattro rialzi del costo del denaro. Al momento ne sono stati realizzati 2, e l’ipotesi che ce ne sarà almeno un terzo prende sempre più consistenza.