L’anno che sta per chiudersi ha visto il dollaro americano sovraperformare le altre valute principali e quelle dei mercati emergenti. Tuttavia gli analisti del mercato valutario ritengono ormai prossima una inversione di tendenza, che dovrebbe manifestarsi nel 2023.
Anche se mancano alcune settimane alla fine del 2022, si può già dire che il Dollar Index – ossia l’indice che misura l’andamento del biglietto verde americano rispetto ad un paniere di valute principali – è volato del 15% durante quest’anno, rendendo così il 2022 come il migliore degli ultimi 40 anni.
La corsa del dollaro sul mercato valutario
Il rally del biglietto verde è il frutto di diverse cause. Nella prima parte dell’anno è stato spinto dalla richiesta di beni rifugio a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina. In seguito ha inciso l’aggressivo approccio da parte della Federal Reserve sul fronte della politica monetaria. Per combattere la corsa dell’inflazione, la Banca Centrale Americana abbonato un ciclo di strette come non si vedeva da tanto.
Prospettive
La parte finale del 2022 dovrebbe ancora vedere un dollaro tonico, a causa delle tensioni sui mercati e del sostanziale deterioramento delle condizioni di liquidità.
Ma tra breve dovrebbe cominciare una inversione di tendenza, secondo gli analisti dei broker opzioni binarie Italia.
Fattori ribassisti sul dollaro
Il picco dei tassi di interesse ormai è vicino, e probabilmente l’inflazione sta per cominciare un progressivo calo. A questo si aggiungono le valutazioni eccessive (il dollaro statunitense è salito ai massimi pluridecennali) e l’incremento del deficit delle partite correnti statunitensi.
Tutto questo eserciterà una pressione ribassista sul dollaro, anche se in maniera non lineare, come una specie di MACD analisi tecnica.
Probabilmente il biglietto verde comincerà la sua discesa da prima nei confronti di quelle valute ritenute più sicure come franco-svizzero e lo yen giapponese. Questo a causa del deterioramento dell’economia globale.
Poi dovrebbe toccare alle commodities currencies, come dollaro australiano e neozelandese. Quindi l’indebolimento del biglietto verde dovrebbe manifestarsi anche riguardo all’euro e alla sterlina britannica, che dovrebbero beneficiare di un calo sostanziale dei prezzi dell’energia.