Negli ultimi giorni si è assistito ad un rimbalzo dei prezzi del petrolio, innescato dalle speranze di ripresa economica della Cina, il paese che più importa greggio al mondo.
Cosa succede ai prezzi del petrolio
Le autorità di Pechino da qualche tempo hanno cominciato ad allentare la stretta anti-Covid. I freni della pandemia avevano condizionato l’attività economica, che comunque ancora per un po’ risentirà nell’alto numero di contagi del paese. Però la cosa importante, soprattutto per i prezzi del petrolio, è che l’attività economica è ripartita senza vincoli. Ciò significa che l’aspettativa di domanda di carburante dalla Cina crescerà, soprattutto nella seconda metà di quest’anno. Ciò sostiene il sentiment del mercato.
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I timori di recessione
La prospettiva di una forte ripresa della crescita economica cinese si sta dimostrando un fattore rialzista per i prezzi del petrolio, più forte rispetto ai timori legati ad una possibile recessione globale (cresciute dopo i dati sulle scorte maggiori del previsto negli USA), che ovviamente ridurrebbe la domanda di oro nero.
Il prezzo del greggio Brent è di nuovo oltre gli 85 dollari al barile, mentre il West Texas intermediate (WTI) e di nuovo oltre la soglia degli 80 dollari, dopo aver disegnato un pattern di inversione candlestick.
I prezzi del petrolio hanno trovato un sostegno anche nella fase di fiacca del dollaro statunitense, che è inversamente correlato al barile di oro nero.
L’OPEC+
Sul fronte dell’offerta, si prevede una certa stabilità a medio termine. I membri del cartello Opec+ infatti dovrebbero mantenere inalterate le loro quote di produzione, quando ci sarà il meeting della prossima settimana. Ci si aspetta una conferma dell’attuale strategia del gruppo di produttori, perché le speranze di una maggiore domanda cinese sono bilanciate dalle preoccupazioni per l’inflazione e l’economia globale.