La variante Omicron scuote ancora i mercati, e incide specialmente sull’andamento dei prezzi delle materie prime. Spinge l’oro, deprime invece il petrolio ma non riesce a mandare giù il rame.

Cosa accade ai prezzi delle materie prime

La novità delle ultime ore riguarda l’efficacia dei vaccini contro il nuovo ceppo sudafricano. Il CEO di Moderna, Stephane Bancel, ha dichiarato al Financial Times che bisogna aspettarsi che i vaccini attualmente esistenti siano meno efficaci contro Omicron rispetto a come lo sono stati contro la variante Delta.
Inoltre l’OMS ha affermato che ci vorranno settimane per capire come la variante possa influenzare la diagnostica, le terapie e i vaccini.
Nel frattempo, il presidente della Fed Jerome Powell ha dichiarato lunedì al Congresso degli Stati Uniti che la nuova variante rappresenta una minaccia per l’economia.

La preoccupazione spinge il prezzo dell’oro

Ce n’è stato abbastanza quindi per infondere preoccupazioni tra gli investitori. Ne ha beneficiato il prezzo dell’oro, che si è riavvicinato alla soglia dei 1.800 dollari l’oncia, poiché i beni rifugio hanno guadagnato di nuovo appeal. Qualcuno ha fatto buoni affari negoziandolo con i broker senza spread zero.

Petrolio in calo

Va invece nuovamente in calo il prezzo del petrolio, per i timori che nuove restrizioni penalizzino la domanda di carburante. Il petrolio greggio WTI è invece sceso a 68,5. Il Brent crolla al minimo di 3 mesi, a meno di 71 dollari al barile. Si tratta del livello più basso dal 23 agosto.
Nel frattempo, crescono le aspettative che l’OPEC+ sospenderà i piani per aggiungere 400.000 barili al giorno di fornitura a gennaio. Altrove, i commercianti monitorano la possibilità che il petrolio iraniano ritorni sui mercati a seguito dei commenti ottimisti dei diplomatici mentre lunedì sono ripresi i colloqui sul rilancio dell’accordo nucleare iraniano.

Consiglio: tra le diverse candele significative che bisogna conoscere c’è l’harami, significato bullish bearish.

Rame in ripresa

Tra i prezzi delle materie, si muove in rialzo il rame, poiché le preoccupazioni per le carenze e le basse scorte hanno più che compensato le preoccupazioni sulla domanda dovute alla diffusione della variante del coronavirus Omicron. Le scorte di rame nei magazzini registrati al LME si attestano a 64.725 tonnellate, in calo di quasi il 73% rispetto al massimo di agosto. Nel frattempo, i settori manifatturieri cinesi sono rimbalzati inaspettatamente a novembre, crescendo per la prima volta in tre mesi poiché i prezzi delle materie prime sono diminuiti e il razionamento dell’energia è diminuito.

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